Roma, 1 ago - Per la terza volta
nella sua storia, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci lascia le edicole
dopo che gli azionisti della Nie in liquidazione non hanno trovato l’intesa su
nessuna delle ipotesi sul tavolo. La chiusura di una testata giornalistica è
sempre una sconfitta per la democrazia e informazione. L'Unità è stato per anni
la testata che ha ricevuto il più consistente ammontare di contributo statale
per i quotidiani di partito (3.615.894,65 €/per il 2012).
L'attuale situazione economica e
politica, con la scomparsa delle ideologie politiche tradizionali porta a
tagliare i tagli della politica, come il finanziamento pubblico dei partiti e
con questi anche i loro giornali ufficiali.
Un giornale è giusto che sia stampato solo se ha dei lettori interessati
a leggerli, e che quindi riesce a rispondere al mercato editoriale, magari
diventando digitale con minori costi per la produzione (e per i lettori).
Anche la disaffezione alla lettura e alla
politica dei giovani produce la chiusura delle testate di partito come afferma
Michele Serra "Trovatemi qualcuno, al di
sotto dei trentacinque anni, che consideri un partito o un giornale parte
decisiva della propria identità. Figurarsi un giornale di partito. Che indossi
una testata così come la indossavamo noi, che appena svegli si andava
all'edicola per avere sottobraccio o in tasca 'il nostro giornale'"
Per il PD e lo stesso segretario
Renzi, accusati da molti della chiusura di questo quotidiano, ha risposto il
tesoriere Francesco Bonifazi, "L’Unità non sospende per colpa del Pd, ma
di chi ha fatto debiti per 30 milioni. Noi manterremo la promessa: riapriremo
l’Unità".
Massimo D'Alema, che dell'Unità è
stato anche direttore ha dichiarato "Voglio esprimere la mia solidarietà e
la mia vicinanza ai giornalisti e ai lavoratori dell'Unita; "Tutti noi sapevamo che l'Unita' viveva
una condizione di crisi, diventata via via più grave negli ultimi mesi. Voglio
sperare che si tratti di una chiusura tecnica in vista della partenza di un
nuovo progetto"
Molti dei militanti del PD sono
sgomenti di aver perso il loro organo di stampa ufficiale come ad esempio Ivan
Ferrucci, capogruppo PD nel consiglio regionale toscano “La storia de l’Unità è
la storia della sinistra italiana, una storia durata 90 anni e di cui non
riesco a credere si possa scrivere la parola fine. Le sue pagine hanno
testimoniato battaglie importanti e dato voce a tanti che in alcuni momenti
storici non l’avrebbero avuta, l’abbiamo distribuita alle nostre feste e
portata nelle case, fa parte del nostro vissuto quotidiano. Quella compiuta
dalla Nuova iniziativa editoriale è una scelta gravissima a cui non si doveva
arrivare”
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