domenica 9 novembre 2008

Obama: Giovane, Bello e ....Abbronzato


Il neo eletto presidente degli Stati Uniti è giovane, bello ed abbronzato ed il presidente della Federazione Russa Dmitry Medvedev non dovrebbe avere problemi ad avere rapporti con lui. Sono le prime dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa al termine del bilaterale Russia-Italia, circa la vittoria di Barack Hussein Obama.
Le dichiarazioni del premier hanno però sollevato numerose polemiche nel mondo politico italiano e sono state riprese da tutta la stampa internazionale.
Il leader del Pd Walter Veltroni in una nota ha esortato scuse ufficiali, sostenendo che le "Le espressioni usate da Berlusconi nei confronti del Presidente degli USA colpiscono gravemente l'immagine e la dignità del nostro Paese sulla scena internazionale e rischiano di provocare una incrinatura nei rapporti di amicizia con quel Paese", mentre Antonio Di Pietro arriva a ventilare il ritorno del Ku Klux Klan.
Di risposta il Premier ha dichiarato stupito "È stata una battuta di carineria e anche spiritosa" e contrattacca assegnando la «laurea del coglione» a chi, come il Pd, ha sparato a zero su quel suo «abbronzato» rivolto al presidente eletto degli Stati Uniti d'America aggiungendo "quello che non immaginavamo è che fossero così imbecilli da autodichiararsi pubblicamente. Lo hanno fatto, li conoscevamo già, ma non pensavamo che fossero così tanto imbecilli".
Per la stampa internazionale ad esempio il Daily Mail ed il Times apre la sua edizione online con la notizia: «Insulto a Obama, Berlusconi alle prese con bufera razzismo», "Berlusconi, un ex cantante di crociera, che sfoggia un’abbronzatura costante, è famoso per le sue spesso inappropriate battute», scrive ancora il conservatore Daily Telegraph precisando anche la replica con tanto di «imbecille» fornita all’opposizione che ha chiesto al premier di scusarsi con Barack Obama.
Ma Giuliano Ferrara, sul settimanale Panorama, offre una chiave di lettura interessante che spiega il perché queste gaffe o presunte tali finiscano per fare il gioco dell'Italia a livello internazionale. spiegando "Berlusconi, a forza di personalizzare la politica estera, e di trattarla in termini di amicizia e buonumore, aveva condotto il prestigio aulico della nazione nell’area erratica dell’insensatezza" aggiungendo "In Europa, dove pure di errori Berlusconi ne ha fatti, ma senza mai perdere il contatto con le correnti profonde della politica messa su tra Bruxelles, Parigi, Berlino e Londra. La battaglia con Gerhard Schröder e Jacques Chirac, fissata anche simbolicamente nella famosa lettera proamericana degli otto, che saldava un asse Roma-Londra-Madrid-Varsavia alla vigilia della guerra in Iraq, Berlusconi l’ha vinta. Lui è al potere, la sua funzione è rilevante nelle questioni poste dalla crisi finanziaria mondiale, e ha un ruolo di cerniera e di testimonianza nel momento di passaggio tra classi dirigenti e generazioni, oggi in atto"

venerdì 11 luglio 2008

Il "Maestro" bacchetta i suoi allievi

"Disastro" questa è la parola che sintetizza il pensiero di Nanni Moretti, neo premiato come Maestro del Cinema, per commentare quanto successo domenica scorsa a Piazza Navona, durante la manifestazione organizzata dall'Onorevole Di Pietro. Il padre ideologico e prima guida, nel 2002, dei girotondi contro Berlusconi non perdona agli "irresponsabili organizzatori" di aver "sporcato tutto e "oscurato con gli interventi di Grillo e della Guzzanti gli obiettivi dell'evento e persino la stagione dei movimenti del 2002, noi facevamo politica e non antipolitica. Eravamo associazioni di persone nate fuori dai partiti che però volevano dare una delega ai partiti della sinistra che erano ancora sotto choc per la sconfitta del maggio 2001" E aggiunge "Non bisogna trovare scuse o alibi nella non tempestività con la quale in queste settimane si è mosso o non si è mosso il Pd, a Veltroni non mi sento di dare consigli, piuttosto preferisco sottolineare come la sinistra stia vivendo un periodo piuttosto intenso di autodistruttività".
L’Italia che era in piazza Navona era l’Italia di quegli eletti illuminati e migliori che seguono le lezioni di Umberto Eco che dichiara che non conta il voto popolare, non è detto che la maggioranza abbia ragione, oppure che dopo aver urlato allo scandalo circa l’imbarbarimento culturale del Paese ha applaudito una Sabina Guzzanti che parla delle "donne che la danno via", che grida "non puoi mettere alle Pari opportunità una perché ti ha succhiato l’uccello", e che decreta il futuro del Pontefice "all’inferno, conteso da due diavoli frocissimi e attivissimi, non passivissimi". A cui si uniscono le esternazioni di Moni Ovadia che urla «fascisti, genocidi, razzisti, assassini, criminali, fucilatori di partigiani», Flores invece denuncia che «hanno rubato i voti degli italiani», Camilleri crede di far ridere con battute tipo «la morale di Berlusconi ha più buchi di un colabrodo».

mercoledì 16 aprile 2008

La Caporetto Arcobaleno

15 apr 08 - Il paese più comunista dell'Europa occidentale ha eliminato dal suo Parlamento la parte radicale della sinistra, chiudendo definitivamente con i retaggi del passato, con un certo modo di concepire la politica. La crisi che sta attraversando il nostro Paese e' trasversale, il ceto medio, tanto denigrato dai seguaci del marxismo-leninismo e' in via d'estinzione. Continuare a dividere l'impresa dal lavoro dipendente, gli operai dai commercianti e dagli artigiani non poteva seguitare a dare frutti. La predisposizione a sfasciare anziché ad unire si e' concretizzata con la l'autodistruzione.Il risultato elettorale della Sinistra arcobaleno è per generale ammissione al di sotto delle peggiori aspettative. Per la prima volta da 126 anni, da quando nel 1882 Andrea Costa venne eletto primo parlamentare socialista, non esiste nel parlamento italiano né un socialista, né un comunista. Non esistono precedenti, almeno nel nostro paese, che possano fare da guida per darci un orientamento. Oltre due milioni e settecentomila elettori che nel 2006 avevano votato le forze dell’Arcobaleno (senza contare Sinistra democratica) non hanno saputo dare risposta. Il voto della sinistra è esploso in frammenti, chi nell’astensione, chi nelle liste del Pcl e di Sinistra critica, chi nel “voto utile” al Pd, diversi, c’è da supporre, anche nel voto a Di Pietro e alla Lega nord. Il terreno è franato sotto i piedi di un gruppo dirigente che fino all’ultimo minuto non ha dimostrato di avere il minimo sentore di quanto si stava preparando. È la fine di un’epoca. Il presidente uscente di Confindustria Montezemolo dichiara che il il risultato elettorale non solo garantisce la governabilità, ma vi è “la netta sconfitta delle forze politiche portatrici si una cultura anti-impresa, anti-mercato e anti-sviluppo”. Luciano Ruscelli, segretario del partito di Bertinotti, imputa a tre cause principali la sconfitta della coalizione formata assieme a Verdi e Comunisti italiani. “La Sinistra Arcobaleno è rimasta compressa dalla comunicazione dei media, troppo concentrata su Veltroni e Berlusconi ed inoltre le politiche del governo Prodi non hanno dato una risposta significativa alla richiesta di cambiamento che era stata espressa nel 2006; c’è poi il dato della strategia sbagliata di Veltroni, che non è riuscito a sfondare al centro, ha prosciugato la sinistra ma complessivamente non ha centrato quegli obiettivi che al congresso dei Ds avevano indicato il centro come territorio politico da cui attrarre voti”«A questo punto dobbiamo ricominciare da capo e ricominciare dai vecchi simboli, la falce e il martello», spiega l'ineffabile Oliviero Diliberto, che nella giornata della disfatta ha assunto le sembianze dello spettro evocato da Marx, lasciando a Bertinotti l'onere dell'autocritica.«Bentornati falce e martello», chiosa l'europarlamentare targato Pdci Marco Rizzo: «La Sinistra Arcobaleno è stata un'apocalisse. Bertinotti ha sbagliato tutto. Ora vogliamo costruire il partito di tutti i comunisti, alternativo al Partito democratico e al capitalismo», spiega il bolscevico duro e puro che si è rifiutato fin dall'inizio di aderire (come ha fatto il suo partito) alla nuova coalizione rosso-verde.E il coro dei lamenti non finisce qui. Gli ex Prc sono i più arrabbiati. Adesso possono dire che lo avevano detto. «Ci hanno tolto quel simbolo senza ascoltare prima i nostri iscritti per far nascere in laboratorio una creatura fredda, predestinata al tracollo», rimprovera Fosco Giannini.E per un altro ex rifondarolo come Claudio Grassi, «la sinistra non è riuscita ad avere visibilità e identità. Il simbolo poteva aiutare».Per Veltroni, la Sinistra Arcobaleno paga "un prezzo elevato per la sua esperienza di governo e per la sua responsabilità di aver minato costantemente il governo stesso, cercando di curvarne l'azione su un versante più ideologico".Una formazione politica nata mettendo insieme quattro partiti con una certa storia alle spalle, che addirittura si chiama la Sinistra, non riesce nemmeno a entrare in Parlamento, si tratta di un evento che non può non avere conseguenze anche pesanti. Il rischio di un’implosione generale è fortissimo, e infatti tutti lo avvertono. Per non parlare di quella galassia – movimenti, centri sociali, associazioni sparse – da sempre limitrofa a quest’area politica. E qui dentro, con la destra al governo e senza neanche una rappresentanza parlamentare della sinistra, il rischio che qualche frangia incontrollata apra conflitti diffusi e magari anche violenti è piuttosto concreto. Non a caso già se ne parla con timore al Loft del Partito democratico.

venerdì 29 febbraio 2008

Il Grande Piccolo Centro

Un mese fa’ si parlava di scissione e rinnovamento nell'affollata aria di centro, dove ora spirano fiori d'arancio tra Rosa bianca e Udc con l'obbiettivo di presentarsi con un'unica lista di centristi alle prossime elezioni politiche. L'annuncio è arrivato durante la mattinata al termine dell'ufficio politico con cui la Rosa bianca ha deliberato di concorrere «assieme agli amici dell'Udc» alla costituente di centro cui parteciperanno anche gli ex popolari di Gerardo Bianco. Adesso si tratta di ripartire candidature e ruoli all'interno della formazione centrista. Si definiscono anche i vari compiti all'interno della nuova formazione, che prenderà il nome «Costituente di centro» e avrà come simbolo "Lo Scudo Crociato" di democristiana memoria e come candidato premier Pierferdinando Casini, mentre a Savino Pezzotta potrebbe essere assegnato il ruolo di segretario. «È stata una decisione unanime, anche sofferta, ma di cui siamo politicamente convinti e continuerà a spingere con tutte le sue energie per un rinnovamento della politica italiana nell’interesse generale. E poiché siamo convinti del nostro progetto laddove l’Udc a livello di elezioni regionali sarà alleata del centrodestra, noi saremo presenti con il nostro simbolo, la Rosa Bianca, e i nostri candidati in completa autonomia e andremo contro sia il centrodestra che il centrosinistra. È quanto faremo in Sicilia, in Friuli, a Roma e in molte altre città in cui ci saranno le elezioni amministrative nei prossimi mesi», ha confermato Tabacci che deve pero ora convincere anche i sostenitori che si dicono delusi dall'intesa con Casini, vedendolo come una scomparsa prematura della Rosa Bianca. Ma non sarà ancora un vero e proprio partito, spiegano i leader centristi, quanto piuttosto un cartello elettorale per le elezioni politiche. Solo dopo si convocherà un congresso per costruire la nuova formazione. Restano da decidere i capi lista (Mario Baccini candidato nel Lazio, Bruno Tabacci in Lombardia e Liguria e Rocco Buttiglione in Piemonte nell'attesa del ritorno sotto lo scudo crociato di De Mita, scaricato dal PD). Ancora da definire la questione "Cuffaro". L'ex Governatore dalla Sicilia è stato condannato in primo grado e uno dei punti fermi della Rosa Bianca era quello di avere liste con candidati dalla fedina penale immacolata. Mario Baccini, comunque, assicura che quello della Costituente di Centro non sarà un tentativo di «rifare la Dc. Ci siamo messi in discussione e senza paracadute abbiamo lanciato la sfida di rompere questo schema bipolare malato», per «offrire una alternativa agli italiani che non si rassegnano a votare o lui o l’altro. Non dobbiamo sprecare questa occasione storica».

venerdì 25 gennaio 2008

La Caduta dell' Impero Romano

Roma, 24 gen. Il Senato nega la fiducia al governo: 161 voti contrari, 156 favorevoli e un astenuto. I diniani e Mastella decisivi nella caduta dell'esecutivo. Succede dopo tre giorni nei quali il premier Romano Prodi ha mantenuto con tenacia la sua decisione di parlamentarizzare la crisi, ma subito dopo il voto contrario ha aperto formalmente la crisi rassegnando il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Napolitano, rispettando la formula di rito, ha accettato con riserva le dimissioni del premier perché il suo primo compito è proprio quello di verificare se esistono le condizioni per respingere le dimissioni e rimandare il capo del governo dimissionario alla prova della fiducia alle Camere. Prodi resta quindi in carica per il "disbrigo degli affari correnti". Il Quirinale gia da oggi ha avviato e consultazioni con le forze politiche, iniziando incontrando, Marini e Bertinotti, residenti dei due rami del parlamento che hanno subito negato la disponibilità di guidare un governo tecnico come aveva gia dichiarato il premier dimissonario, e a seguire i gruppi parlamentari e i leader dei partiti (quindi anche Veltroni, presidente del PD, in chiusura, i presidenti emeriti della Repubblica.

Le due ipotesi più attendibili per superare questa crisi sono un governo tecnico o istituzionale o le elezioni anticipate. Le forze del centro destra hanno gia da tempo dichiarata che unica possibilità è il ritorno alle urne, perchè ogni altra ipotesi sarebbe un voler tenere in vita una legislatura che gia da tempo è morta. Questa ipotesi vede favorevoli anche alcuni "nanetti" del centro sinistra, tra cui Di Pietro (Italia dei Valori).

Il leader della Cdl Silvio Berlusconi ha subito dichiarato "Non ci sono più margini di dialogo con Veltroni. C'è una legge elettorale vigente che è una buona legge e dalla quale, in un mese, si potrebbe togliere l'anomalia del premio di maggioranza regionale portandolo ad essere premio di maggioranza nazionale".

In risposta a questo è giunta una dichiarazione Walter Veltroni, del leader del PD, concordata con Romano Prodi "Andare adesso alle urne significherebbe gettare il Paese in una crisi, senza gli esiti di stabilità sperati, mentre è il momento di assumersi delle responsabilità e decidere se si vuole contribuire alla scrittura di una nuova legge elettorale e di un nuovo assetto istituzionale."

Dal coro unanime e compatto del centro destra l'unica voce defilata e quella di Pier Ferdinando Casini, leader del UDC che dichiara "Siamo molto soddisfatti della caduta del governo Prodi, per la quale abbiamo lavorato in Parlamento con serieta' e determinazione. Ma oggi non e' il momento di brindare a champagne perche' l'Italia e' sull'orlo del baratro e le famiglie si aspettano da noi non festeggiamenti ma aiuto per la soluzione dei loro gravi problemi".

venerdì 18 gennaio 2008

Il Grande Assente

Roma, 17 gen. L'argomento della mancata visita di Papa Benedetto XVI al primo ateneo della capitale La Sapienza ha tenuto banco sul fronte dell'informazione nazionale, ed in parte internazionale, oscurando altri temi "caldi" di questi giorni: legge elettorale e Referendum, questione rifiuti-Campania, riforma legge sull'aborto, dimissioni Ministro della Giustizia Mastella.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso il proprio rammarico in una lettera al Papa. Molti mezzi di comunicazione hanno deciso di pubblicare il discorso che Benedetto XVI avrebbe pronunciato all'apertura dell'Anno accademico de La Sapienza.

Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, e leader del neonato PD ha commentato "Cio' che e' successo, per un democratico, e' inaccettabile". Il Rettore Guarini, promotore dell'invito al Santo Padre ha aggiunto "Non sono accettabili veti ideologici di nessuna natura e tutti debbono avere spazio e rispetto, quali che siano le loro opinioni".

In risposta a queste affermazioni, Marcello Cini, professore emerito dell'Università La Sapienza, che aveva inviato sulla questione una lettera al Rettore, ritenendo non in linea con un "rito laico" come quello dell'inaugurazione dell'Anno Accademico, la presenza del Papa ha dichiarato "L'accusa di non voler far parlare il Papa è infondata".

Stefano Zarlenga, della Rete di Autoformazione, un collettivo interfacoltà portavoce dei collettivi studenteschi di sinistra, fermati dalle forze dell'ordine fuori dai cancelli dell'università ha aggiunto "Quale inaugurazione senza studenti? Il dissenso non è riuscito ad entrare mentre la destra ed il fondamentalismo religioso di Militia Christi sì. Se è così siamo felici di essere la minoranza. Oggi abbiamo visto qual è la vera violenza, quella delle forze dell'ordine al servizio del Pd e del Governo. Inoltre chiediamo le immediate dimissioni del rettore Guarini"

Di segno opposto a favore di Ratzinger, i ragazzi di Comunione e Liberazione, che sono stati fatti entrare, si sono imbavagliati per protesta contro chi non ha voluto il papa alla Sapienza; Presente anche Azione Universitaria, che era stata lasciata entrare anch'essa, e che ha chiesto le dimissioni di Guarini e Mussi.

Nella serata, arriva l'annuncio del Rettore Renato Guarini: "Inoltrero' un nuovo invito al Papa; questo interpretando il desiderio della maggioranza della comunità accademica dell'Università La Sapienza".