mercoledì 16 aprile 2008

La Caporetto Arcobaleno

15 apr 08 - Il paese più comunista dell'Europa occidentale ha eliminato dal suo Parlamento la parte radicale della sinistra, chiudendo definitivamente con i retaggi del passato, con un certo modo di concepire la politica. La crisi che sta attraversando il nostro Paese e' trasversale, il ceto medio, tanto denigrato dai seguaci del marxismo-leninismo e' in via d'estinzione. Continuare a dividere l'impresa dal lavoro dipendente, gli operai dai commercianti e dagli artigiani non poteva seguitare a dare frutti. La predisposizione a sfasciare anziché ad unire si e' concretizzata con la l'autodistruzione.Il risultato elettorale della Sinistra arcobaleno è per generale ammissione al di sotto delle peggiori aspettative. Per la prima volta da 126 anni, da quando nel 1882 Andrea Costa venne eletto primo parlamentare socialista, non esiste nel parlamento italiano né un socialista, né un comunista. Non esistono precedenti, almeno nel nostro paese, che possano fare da guida per darci un orientamento. Oltre due milioni e settecentomila elettori che nel 2006 avevano votato le forze dell’Arcobaleno (senza contare Sinistra democratica) non hanno saputo dare risposta. Il voto della sinistra è esploso in frammenti, chi nell’astensione, chi nelle liste del Pcl e di Sinistra critica, chi nel “voto utile” al Pd, diversi, c’è da supporre, anche nel voto a Di Pietro e alla Lega nord. Il terreno è franato sotto i piedi di un gruppo dirigente che fino all’ultimo minuto non ha dimostrato di avere il minimo sentore di quanto si stava preparando. È la fine di un’epoca. Il presidente uscente di Confindustria Montezemolo dichiara che il il risultato elettorale non solo garantisce la governabilità, ma vi è “la netta sconfitta delle forze politiche portatrici si una cultura anti-impresa, anti-mercato e anti-sviluppo”. Luciano Ruscelli, segretario del partito di Bertinotti, imputa a tre cause principali la sconfitta della coalizione formata assieme a Verdi e Comunisti italiani. “La Sinistra Arcobaleno è rimasta compressa dalla comunicazione dei media, troppo concentrata su Veltroni e Berlusconi ed inoltre le politiche del governo Prodi non hanno dato una risposta significativa alla richiesta di cambiamento che era stata espressa nel 2006; c’è poi il dato della strategia sbagliata di Veltroni, che non è riuscito a sfondare al centro, ha prosciugato la sinistra ma complessivamente non ha centrato quegli obiettivi che al congresso dei Ds avevano indicato il centro come territorio politico da cui attrarre voti”«A questo punto dobbiamo ricominciare da capo e ricominciare dai vecchi simboli, la falce e il martello», spiega l'ineffabile Oliviero Diliberto, che nella giornata della disfatta ha assunto le sembianze dello spettro evocato da Marx, lasciando a Bertinotti l'onere dell'autocritica.«Bentornati falce e martello», chiosa l'europarlamentare targato Pdci Marco Rizzo: «La Sinistra Arcobaleno è stata un'apocalisse. Bertinotti ha sbagliato tutto. Ora vogliamo costruire il partito di tutti i comunisti, alternativo al Partito democratico e al capitalismo», spiega il bolscevico duro e puro che si è rifiutato fin dall'inizio di aderire (come ha fatto il suo partito) alla nuova coalizione rosso-verde.E il coro dei lamenti non finisce qui. Gli ex Prc sono i più arrabbiati. Adesso possono dire che lo avevano detto. «Ci hanno tolto quel simbolo senza ascoltare prima i nostri iscritti per far nascere in laboratorio una creatura fredda, predestinata al tracollo», rimprovera Fosco Giannini.E per un altro ex rifondarolo come Claudio Grassi, «la sinistra non è riuscita ad avere visibilità e identità. Il simbolo poteva aiutare».Per Veltroni, la Sinistra Arcobaleno paga "un prezzo elevato per la sua esperienza di governo e per la sua responsabilità di aver minato costantemente il governo stesso, cercando di curvarne l'azione su un versante più ideologico".Una formazione politica nata mettendo insieme quattro partiti con una certa storia alle spalle, che addirittura si chiama la Sinistra, non riesce nemmeno a entrare in Parlamento, si tratta di un evento che non può non avere conseguenze anche pesanti. Il rischio di un’implosione generale è fortissimo, e infatti tutti lo avvertono. Per non parlare di quella galassia – movimenti, centri sociali, associazioni sparse – da sempre limitrofa a quest’area politica. E qui dentro, con la destra al governo e senza neanche una rappresentanza parlamentare della sinistra, il rischio che qualche frangia incontrollata apra conflitti diffusi e magari anche violenti è piuttosto concreto. Non a caso già se ne parla con timore al Loft del Partito democratico.