venerdì 28 dicembre 2012

Grasso è servito!!

Roma, 28 dic. La prima candidatura eccellente proviente dalla società civile è Piero Grasso, che ha gia inviato la sua lettera di aspettativa al CSM lasciando il ruolo di procuratore nazionale Antimafia, per scendere in cambo con il PD al fianco di Pier Luigi Bersani. Aggiunge ex magistrato, destinato a guidare la lista bloccato del partito al senato in Lombardia «Non ho posto condizioni, sono disponibile, e basta. Non so che cosa farò, aspetto istruzioni, perché la mia è una disponibilità piene, dopo aver maturato 43 anni di esperienza in magistratura una visione delle cose che credo possa mettere al servizio di un paese che ha raggiunto il massimo della confusione, voglio mettermi a disposizione per la politica, da tecnico. Penso di avere un progetto che va oltre le divisioni, da tecnico: una rivoluzione del servizio Giustizia, un progetto da affrontare in maniera graduale ma cercando anche una trasversalità. L'Italia ha una carenza di progettualità. La lotta alla corruzione e all'illegalità costituirà la priorità uno del nostro programma di governo.
Un'altra candidatura destinata a rinfocolare le polemiche, sempre cavallo di battaglia della destra ed in particolare di Silvio Berlusconi sull'impegno diretto di magistrati in politica, dopo che anche Antonio Ingroia, ha manifestato interesse nella lista guidata dal sindaco di Napoli, De Magistris.
Oltre a i sopradetti ci sono anche altri due magistrati che hanno chiesto aspettativa al CSM, Stefano Amore hanno già ottenuto la presa d'atto dal plenum lo scorso 19 dicembre,  e Stefano Dambruoso è in attesa della ratifica da parte di Palazzo dei Marescialli nella prima riunione indetta per l'anno nuovo, il sette gennaio.

martedì 25 dicembre 2012

L' addio..anzi arrivederci di Monti


Roma, 23 dic - Il discorso di fine mandato del governo tecnico e superpartes guidato dal Senatore Professor Mario Monti, ha scosso gli animi di molti uomini dei partiti italiani, mesconando le carte e i possibili scenari in vista delle prossime consultazioni politiche di fine febbraio. La scelta del professore, già commissario europeo nominato dal primo governo Berlusconi, e in precedenza Preside della Bocconi, di "salire in campo" non potendosi candidare essendo già un senatore a vita, presenta una linea programmatica e invita chi si riconosce in questa, dettata in grande parte dai poteri forti della BCE. Una "agenda politica" che tutti gli interessati, che si riconoscono posso seguire e appoggiare vuole in qualche modo superare il bipolarismo e destabilizzare i principali partiti italiani, poiché all'interno di ognuno di essi esiste più o meno palese un gruppo di sostegno montiano, la famosa area moderata e riformista legata al PPE nel sogno da anni di Silvio Berlusconi. Proprio il Leader del PDL è il primo detrattore del professore, vedendo il lui il principale antagonista per la raccolta dei consensi del grosso gruppo di moderati presenti in Italia che hanno sostenuto il primo governo Berlusconi e che ora si sono sentiti traditi per le promesse non mantenute in tutti questi anni di governo.
I protagonisti del Nuovo Centro, che raccoglie UDC di Casini, il movimento Verso la Terza Repubblica e Italia Futura guidata da Montezemolo, annunciano pieno sostegno al progetto Monti. 
Spiega Casini: «Adesso è tutto nelle mani del presidente Monti. Nelle prossime ore sarà lui a raccogliere i consensi e i sostegni alla sua agenda. Sarà lui a decidere se sarà meglio procedere con una lista piuttosto che con più formazioni». Il leader dell'UDC Casini auspica che “il professore assuma un impegno diretto", allontanando altre sì un apparentamento con il PD di Bersani, post urne, “La scelta fatta di Bersani di stare con Vendola è rispettabile, ma non è una strada utile per il bene del paese. Con loro bisogna dialogare, ma non si possono fare sconti a nessuno, Ci presentiamo alle elezioni per vincere, non per dire dopo con chi saremo alleati”.
Anche Montezemolo, leader di Italia Futura ha ascolto in modo favorevole le parole del Professore "Condividiamo dalla prima all'ultima parola quanto detto dal Presidente Monti nella conferenza stampa di fine anno, sia nei contenuti sia nella forma. Ribadiamo la nostra disponibilità a sostenere con orgoglio l'agenda del Presidente Monti che, come ha detto oggi, si prefigge di cambiare l'Italia e riformare l'Europa".
Aggiunge Riccardi ipotizzando la creazione di «uno spazio, che non sarà né di destra né di sinistra. Lo spazio che si creerà sarà attorno al nome di Monti, che potrebbe attrarre il grande popolo degli astenuti, che non sanno più cosa votare e che non hanno più fiducia nella politica»
Si schiera concretamente contro alle parole di Monti, il leader del SEL, Nichi Vendola “Il rigore che abbiamo visto porre in essere in questi ultimi anni, in continuità dal governo Berlusconi al governo Monti, è un rigore a senso unico. Un rigore che colpisce duramente i ceti popolari, che fa smottare il ceto medio, che rischia di aprire una vera e propria crepa nella nostra coesione sociale, che rischia di smontare pezzi pregiati del welfare del nostro Paese”.
Anche il commento di Angelino Alfano, segretario del PDL non lascia possibilità a un dialogo "Un centrino nascente è un competitor di secondo momento. Il nostro competitor è la sinistra, chi la vuole aiutare fa da stampella, preclusa ogni ipotesi di collaborazione".
Umberto Bossi commentando l'intervento del professore. "Noi siamo contro lui e le sue stupidaggini perché l'unica cosa che lui vuol fare è la patrimoniale su tutto quello che si muove. Inventa tasse su tutto".
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mercoledì 9 maggio 2012

Cinque Stelle brillano nel firmamento della Politica Nazionale

6-7 maggio. I risultati definitivi di questa tornata elettorale hanno confermato i primi dati emersi, per alcuni partiti storici è stato un collasso totale, mentre altri hanno retto meglio, ma unico vero vincitore è stato il Movimento 5 Stelle - BeppeGrillo.it 
La maggiore flessione la avuto certamente il centrodestra che ha vistro perdere circa 14% dei votanti, il centrosinistra meno duro circa un 5%.
In questo clima di incertezza,  sono stati pochi i comuni che hanno visto eleggere il proprio sindaco al primo turno.
Nei comuni al di sotto dei 15000 abitanti, che erano 157 soltanto 37 hanno avuto un sindaco dopo lo spoglio delle schede del primo turno elettorale; 25 sindaci erano sostenuti dal Pd, 7 dal Pdl e 2 dalla Lega.
I restanti 120 comuni dovranno aspettare il ballottaggio del 20 e 21 maggio per sapere quale sarà il sindaco che li guiderà per i prossimi anni.
In molti casi nelle elezioni amministrative non è sempre facile fare una stima dei voti ottenuti dal singolo partito, poichè in molti casi il voto è espresso dal cittadino in favore del candidato sindaco in quanto persona.
La Lega che ha visto dimezzarsi i suoi sostenitori vede un grande vincitore il  confermato sindaco di Verona, Flavio Tosi, ma per questo è stata sopratutto una vittoria personale dato che è stata votata sopratutto la lista civica che lo appoggiava, rispetto a quella del partito di appartenenza.
Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo: manda Pizzarotti a Parma al ballottaggio; Putti e conquista il suo primo comune, vincendo la competizione a Sarego, in provincia di Vicenza, con Roberto Castiglion.
Un'altro importante dato e la presetazione di centinaia di liste dei partiti e di quelle civiche che non ha fermato effetto della forte astensione rispetto alle precedenti amministrative.
Quindi ha vinto la cosidetta "Antipolitica"., il segno più significativo della tornata elettorale.

giovedì 22 marzo 2012

Articolo che spacca....la Nazione!!

Roma, 21 mar. E' scontro nazionale dopo l'annuncio della proposta di modifica dell'art. 18 della costituzione da parte del Ministro del lavoro e delle potiche sociali, Elsa Fornero.
La normativa prevista dalla bozza del governo sui licenziamenti nelle aziende con più di 15 dipendenti, mantiene inalterata la norma sulle  discriminazioni, ma modifica radicalmente i punti per i licenziamenti economici e disciplinari. I primi, definti "oggettivi" non prevederanno mai la possibilità di reintegro, ma daranno vita a una procedura di conciliazione ed eventualmente un indennizzo economico. I secondi, definiti "soggettivi" daranno al giudice il compito di valutare la situazione e applicare il reintegro o l'indennizzo economico.
I motivi oggettivi validi riconosciuti dalla normativa e dalla giurisprudenza sono, ad esempio: soppressione della mansione cui era addetto il lavoratore; cancellazione del reparto o dell’ufficio in cui lavora il dipendente; introduzione di macchinari che fanno risparmiare sul lavoro umano; esternalizzazione; crisi o difficoltà aziendale; chiusura dell’attività.
Ancora una volta si dividono le sigle sindacali. Una pioggia di critiche e un secco no da parte della CGIL, Susanna Camusso, ha ribadito  "la partita non è chiusa". "Il messaggio che Monti vuole portare in giro è che in Italia si può licenziare facilmente. E' una riforma che non crea nemmeno un nuovo posto e che, al contrario, porta proprio i giovani a dover abbandonare per primi i posti di lavoro. La nuova struttura dell'articolo 18 cambia i rapporti di potere nei luoghi di lavoro. Si riduce in debolezza il lavoratore",  promettendo di organizzare una serie di scioperi per opporsi a tale norma.  La CISL dimostra un giudizio positivo, Raffaele Bonanni "la discussione sull'articolo 18 ha toni più politici che sindacali, si parla solo di articolo 18. Ho il timore che si faccia più politica che sindacato. Le nuove regole sui licenziamenti  non hanno efficacia sul pubblico impiego e la Cisl sarebbe contraria se fossero estese".
mentre la UIL aspetta modifiche da apportare alla legge nei capitoli dei licenzienziamenti disciplinari ed economici la leader Cgil, . La leader del sindacato ha proposto otto ore di sciopero generale e rilanciato l'ipotesi di una proposta unitaria con Cisl e Uil da presentare al governo. "La nuova struttura dell'articolo 18 - ha spiegato - cambia i rapporti di potere nei luoghi di lavoro. Si riduce in debolezza il lavoratore".
I due principali partiti, PD e PDL, che appoggiano esegutivo Monti, si trovano divisi.
Pier Luigi Bersani ha espresso molti dubbie e riserve "Io non accetto che Monti dica prendere o lasciare, è chiaro che noi votiamo quando siamo onvinti, il testo va cambiato", Il Leader del PD nei giorni scorsi si è impegnato a livello personale nella ricerca di un accordo su questa norma, è coscente che potrebbe portare ad una scissione nel partito, diviso tra chi come Enrico Letta non mette in discussione appoggio al governo e chi è pronto a votare no.
Angelino Alfano, ha dichiarato che non accetterà veti da parte della Cgil "Sulla riforma del lavoro e dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori il Pdl non accetterà di votare una "riformetta al ribasso"
La Confindustria dichiarano per bocca della leader Emma Marcegaglia, di aver "dato un'adesione complessiva all'archittetura della modifica, ed avverte: «Qualsiasi ipotesi di indebilimento della riforma dell'articolo 18 su cui il presidente Monti ha preso una posizione molto chiara dicendo che la discussione è chiusa, per noi sarebbe inaccettabile».
Pier Ferdinando Casini tenta di smorzare i toni della polemica e di trattare per raggiungere una linea di convergenza tra le varie entità che partecipano a tale discussione "Condividiamo la scelta riformista del governo ma siccome non siamo provocatori che cercano di complicare il già difficile cammino dell'esecutivo, diciamo che bisogna rispettare il Pd e il suo travaglio; La posizione della Cgil mette in difficoltà il Pd ma non bisogna giocare alla provocazione reciproca, è un segno di irresponsabilità. È un giochino di cattivo gusto mettere addirittura Bersani contro Napolitano. La maggioranza terrà ma occorre avere più serietà".
Mons. Giancarlo Bregantini, capo commissione Cei per il Lavoro si schiera contro la riforma dichiarando "Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, In politica l'aspetto tecnico sta diventando prevalente sull'aspetto etico». «La modalità con cui è ipotizzato il licenziamento economico potrebbe rivelarsi infausta;  E' facilissimo che si arrivi in tutto il Paese» a un clima di paura generalizzata".
Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha richiamato l'attenzione al complesso della riforma "l'articolo 18 è solo una parte della questione, non tutto e, per poter dare un giudizio, bisogna vedere il quadro di insieme"