Roma, 5 ago - Con un colpo di maggioranza, (18° voto di
fiducia per il Governo Renzi) viene avviata la riforma della pubblica
amministrazione. Il decreto vie approvato dalla camera, dopo gli
emendamenti decisi in Commissione Affari
Costituzionali, con il benestare della Commissione Bilancio, in materia di
pensione, tra cui la cancellazione della soluzione per quota 96, i 4mila
pensionamenti nella scuola, e l'abolizione dei pensionamenti d'ufficio già a 68
anni, per professori universitari e
primari, e abolizione dei benefici alla vittime di terrorismo. Questo decreto
va incontro alle richieste ed accoglie le critiche fatte da parte di Carlo
Cottarelli, commissario spending review e dalla
Ragioneria di Stato, che avevano trovato "quota 96" in
disaccordo con le politiche di taglia alle spesa pubblica e che non aveva le
coperture economiche. Il Ministro della Pubblica Amministazione Marianna Madia,
ha difeso il disegno della riforma aggiungendo "il decreto è solo il primo
tassello, il cuore della riforma si avrà nel ddl delega, di prossima
discussione parlamentare"
Gli attacchi sono arrivati sia da voci interne al PD, come
Camilla Sgambato, membro della VII Commissione Cultura e Istruzione della
Camera "Trovo sconcertante la
scelta del Mef che ha obbligato il governo a questa triste marcia indietro
rispetto alle aspettative che si stavano riaccendendo nel mondo della
scuola".
Mentre la senatrice di Forza Italia, Paola Pelino ha
commentato "In un momento di crisi particolarmente grave per il Paese - si
legge ancora - ci aspettavamo da questo decreto qualcosa che potesse migliorare
e semplificare la farraginosa macchina della Pubblica Amministrazione. Invece
ci troviamo di fronte ad un vero e proprio pastrocchio, a misure deludenti!
Disattesi i pensionamenti, il ricambio generazionale e la meritocrazia. Ancora
una volta sono state adottate formulette di sola facciata".
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