giovedì 8 marzo 2007

Afganistan: tallone d'Achille Italiano

"Come fur giunti e in un raccolti, in mezzo levossi Achille piè-veloce, e disse: Atride, or sì cred'io volta daremo nuovamente errabondi al patrio lido, se pur morte fuggir ne fia concesso; ché guerra e peste ad un medesmo tempo ne struggono. Ma via; qualche indovino interroghiamo, o sacerdote, o pure interprete di sogni (ché da Giove anche il sogno procede), onde ne dica perché tanta con noi d'Apollo è l'ira: se di preci o di vittime neglette il Dio n'incolpa, e se d'agnelli e scelte capre accettando l'odoroso fumo, il crudel morbo allontanar gli piaccia. (Iliade, Canto I)"

In questi ultimi giorni l'Afganistan sta tornando prepotentemente nei discorsi di molti intaliani, a causa degli ultimi eventi che riguardano questo lontano paese; Con la primavera è giunta l'annunciata grande offensiva delle forze Nato (4500 uomini9 insieme a forze regolari afghane (1000 uomini) con la missione Achille sotto la guida del maggior generale Ton van Loon comandante del Southern Regional Command di Isaf, con lo scopo oltre a quello di riprendere in mano il controllo della sicurezza nelle regioni del sud, vi è anche quello di spianare la strada al programma di ricostruzione, compresa la diga di Kajaki che, se non fosse continuamente attaccata dai talebani, fornirebbe elettricità per l’intera provincia e di sviluppo economico dell'intera area combattendo gli estremisti talebani, narcotrafficanti e altri elementi di destabilizzazione. Ma proprio la questione Oppio ha messo in moto una discussione parlamentare che ha portato all'accogliemento da parte del Governo di un Ordine del giorno alla camera firmato da Rosa nel Pugno, Verdi e Rifondazione cui l’Italia si fa promotrice, a livello internazionale, dell’acquisto dell’oppio afgano per riconvertirlo in sostanze antidolorifiche, per stroncare i signori della droga ed il primo finanziamento del fronte talebano, da discutere in una conferenza multilaterale di pace. Senza contare il rapimento da parte dei talebani del giornalista di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, che influisce a rendere complicata la discussione nonostante sia Fassino che D’Alema avessero sottolineato la sconvenienza che la vicenda diventasse l’occasione strumentale per mettere in discussione l’impegno in Afghanistan. Tutto questo nel giorno in cui, dopo i dilungamenti sugli emendamenti (22) e gli ordini del giorno (35), che ieri hanno indotto i gruppi parlamentari a rimandare a stamattina il voto sul decreto. Un voto che, alla Camera, si sta rivelando più complesso del previsto dopo le dichiarazioni di voto da parte di partiti sia maggiornaza che opposizione si sono posti con veti incrociati su tale missione, che vanno dalla Lega che dichiara di astenersi nel caso che non vengano accolte le sue richieste di aumento di truppe (come tra l'altro chiesto anche dai nostri alleati inglesi e americani) a una svolta verso un ripensamento generale di tutta la missione con una svolta pacifista con il ritiro delle truppe e invio di personale civile umanitario da parte della estrema sinistra radicale.


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