
La maggioranza ha bocciato tutti questi documenti prodotti dall'opposizione ad esclusione di uno proposto dalla Lega Nord.
Il voto di ieri è stato seguito con attenzione anche dalla Nato, attraverso il proprio segretario generale, con l'auspicio di un mantenimento dell'impegno sin qui portato avanti dall'Italia in Afghanistan e il dipartimento di Stato americano ha auspicato da parte degli alleati un aumento della presenza militare invitandoli anche a ''limitare o eliminare" i caveat esistenti, ovvero le limitazioni geografiche o di intervento stabilite per i diversi contingenti nazionali. A questi ultime richieste è arrivata una risposta negativa da parte del governo per voce del ministro D'Alema dichiarando che le regole d'ingaggio non sono in nostra disponibilità perché è una decisione in pertinenza della Nato e l'Onu, ma che promette in risposta ai molti ordini del giorno proposti dall'opposizione che l'esecutivo provvederà alle esigenze di protezione dei soldati italiani in Afghanistan sulla base di una relazione tecnica predisposta dallo Stato maggiore delle Forze Armate.
Il superamento di questo scoglio al Senato rimanda per ora la questione della gestione delle truppe italiane all'estero ed i rapporti con gli alleati che sono sempre più stanchi di questa situazione di poca chiarezza da parte del governo italiano, che approva il rifinanziamento delle missioni ma sceglie una linea sempre diversa per il suo impegno negli scenari di guerra, per tenere unite le forze della sinistra radicale da sempre contro queste missioni di pace e decide sempre da sola per risolvere i problemi che la colpiscono, chiedendo però spesso supporto alle altre forze presenti, come ad esempio la liberazione del giornalista di Repubblica o con proposte di mediazione con i Talebani.