venerdì 25 gennaio 2008

La Caduta dell' Impero Romano

Roma, 24 gen. Il Senato nega la fiducia al governo: 161 voti contrari, 156 favorevoli e un astenuto. I diniani e Mastella decisivi nella caduta dell'esecutivo. Succede dopo tre giorni nei quali il premier Romano Prodi ha mantenuto con tenacia la sua decisione di parlamentarizzare la crisi, ma subito dopo il voto contrario ha aperto formalmente la crisi rassegnando il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Napolitano, rispettando la formula di rito, ha accettato con riserva le dimissioni del premier perché il suo primo compito è proprio quello di verificare se esistono le condizioni per respingere le dimissioni e rimandare il capo del governo dimissionario alla prova della fiducia alle Camere. Prodi resta quindi in carica per il "disbrigo degli affari correnti". Il Quirinale gia da oggi ha avviato e consultazioni con le forze politiche, iniziando incontrando, Marini e Bertinotti, residenti dei due rami del parlamento che hanno subito negato la disponibilità di guidare un governo tecnico come aveva gia dichiarato il premier dimissonario, e a seguire i gruppi parlamentari e i leader dei partiti (quindi anche Veltroni, presidente del PD, in chiusura, i presidenti emeriti della Repubblica.

Le due ipotesi più attendibili per superare questa crisi sono un governo tecnico o istituzionale o le elezioni anticipate. Le forze del centro destra hanno gia da tempo dichiarata che unica possibilità è il ritorno alle urne, perchè ogni altra ipotesi sarebbe un voler tenere in vita una legislatura che gia da tempo è morta. Questa ipotesi vede favorevoli anche alcuni "nanetti" del centro sinistra, tra cui Di Pietro (Italia dei Valori).

Il leader della Cdl Silvio Berlusconi ha subito dichiarato "Non ci sono più margini di dialogo con Veltroni. C'è una legge elettorale vigente che è una buona legge e dalla quale, in un mese, si potrebbe togliere l'anomalia del premio di maggioranza regionale portandolo ad essere premio di maggioranza nazionale".

In risposta a questo è giunta una dichiarazione Walter Veltroni, del leader del PD, concordata con Romano Prodi "Andare adesso alle urne significherebbe gettare il Paese in una crisi, senza gli esiti di stabilità sperati, mentre è il momento di assumersi delle responsabilità e decidere se si vuole contribuire alla scrittura di una nuova legge elettorale e di un nuovo assetto istituzionale."

Dal coro unanime e compatto del centro destra l'unica voce defilata e quella di Pier Ferdinando Casini, leader del UDC che dichiara "Siamo molto soddisfatti della caduta del governo Prodi, per la quale abbiamo lavorato in Parlamento con serieta' e determinazione. Ma oggi non e' il momento di brindare a champagne perche' l'Italia e' sull'orlo del baratro e le famiglie si aspettano da noi non festeggiamenti ma aiuto per la soluzione dei loro gravi problemi".

venerdì 18 gennaio 2008

Il Grande Assente

Roma, 17 gen. L'argomento della mancata visita di Papa Benedetto XVI al primo ateneo della capitale La Sapienza ha tenuto banco sul fronte dell'informazione nazionale, ed in parte internazionale, oscurando altri temi "caldi" di questi giorni: legge elettorale e Referendum, questione rifiuti-Campania, riforma legge sull'aborto, dimissioni Ministro della Giustizia Mastella.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso il proprio rammarico in una lettera al Papa. Molti mezzi di comunicazione hanno deciso di pubblicare il discorso che Benedetto XVI avrebbe pronunciato all'apertura dell'Anno accademico de La Sapienza.

Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, e leader del neonato PD ha commentato "Cio' che e' successo, per un democratico, e' inaccettabile". Il Rettore Guarini, promotore dell'invito al Santo Padre ha aggiunto "Non sono accettabili veti ideologici di nessuna natura e tutti debbono avere spazio e rispetto, quali che siano le loro opinioni".

In risposta a queste affermazioni, Marcello Cini, professore emerito dell'Università La Sapienza, che aveva inviato sulla questione una lettera al Rettore, ritenendo non in linea con un "rito laico" come quello dell'inaugurazione dell'Anno Accademico, la presenza del Papa ha dichiarato "L'accusa di non voler far parlare il Papa è infondata".

Stefano Zarlenga, della Rete di Autoformazione, un collettivo interfacoltà portavoce dei collettivi studenteschi di sinistra, fermati dalle forze dell'ordine fuori dai cancelli dell'università ha aggiunto "Quale inaugurazione senza studenti? Il dissenso non è riuscito ad entrare mentre la destra ed il fondamentalismo religioso di Militia Christi sì. Se è così siamo felici di essere la minoranza. Oggi abbiamo visto qual è la vera violenza, quella delle forze dell'ordine al servizio del Pd e del Governo. Inoltre chiediamo le immediate dimissioni del rettore Guarini"

Di segno opposto a favore di Ratzinger, i ragazzi di Comunione e Liberazione, che sono stati fatti entrare, si sono imbavagliati per protesta contro chi non ha voluto il papa alla Sapienza; Presente anche Azione Universitaria, che era stata lasciata entrare anch'essa, e che ha chiesto le dimissioni di Guarini e Mussi.

Nella serata, arriva l'annuncio del Rettore Renato Guarini: "Inoltrero' un nuovo invito al Papa; questo interpretando il desiderio della maggioranza della comunità accademica dell'Università La Sapienza".