giovedì 22 marzo 2012

Articolo che spacca....la Nazione!!

Roma, 21 mar. E' scontro nazionale dopo l'annuncio della proposta di modifica dell'art. 18 della costituzione da parte del Ministro del lavoro e delle potiche sociali, Elsa Fornero.
La normativa prevista dalla bozza del governo sui licenziamenti nelle aziende con più di 15 dipendenti, mantiene inalterata la norma sulle  discriminazioni, ma modifica radicalmente i punti per i licenziamenti economici e disciplinari. I primi, definti "oggettivi" non prevederanno mai la possibilità di reintegro, ma daranno vita a una procedura di conciliazione ed eventualmente un indennizzo economico. I secondi, definiti "soggettivi" daranno al giudice il compito di valutare la situazione e applicare il reintegro o l'indennizzo economico.
I motivi oggettivi validi riconosciuti dalla normativa e dalla giurisprudenza sono, ad esempio: soppressione della mansione cui era addetto il lavoratore; cancellazione del reparto o dell’ufficio in cui lavora il dipendente; introduzione di macchinari che fanno risparmiare sul lavoro umano; esternalizzazione; crisi o difficoltà aziendale; chiusura dell’attività.
Ancora una volta si dividono le sigle sindacali. Una pioggia di critiche e un secco no da parte della CGIL, Susanna Camusso, ha ribadito  "la partita non è chiusa". "Il messaggio che Monti vuole portare in giro è che in Italia si può licenziare facilmente. E' una riforma che non crea nemmeno un nuovo posto e che, al contrario, porta proprio i giovani a dover abbandonare per primi i posti di lavoro. La nuova struttura dell'articolo 18 cambia i rapporti di potere nei luoghi di lavoro. Si riduce in debolezza il lavoratore",  promettendo di organizzare una serie di scioperi per opporsi a tale norma.  La CISL dimostra un giudizio positivo, Raffaele Bonanni "la discussione sull'articolo 18 ha toni più politici che sindacali, si parla solo di articolo 18. Ho il timore che si faccia più politica che sindacato. Le nuove regole sui licenziamenti  non hanno efficacia sul pubblico impiego e la Cisl sarebbe contraria se fossero estese".
mentre la UIL aspetta modifiche da apportare alla legge nei capitoli dei licenzienziamenti disciplinari ed economici la leader Cgil, . La leader del sindacato ha proposto otto ore di sciopero generale e rilanciato l'ipotesi di una proposta unitaria con Cisl e Uil da presentare al governo. "La nuova struttura dell'articolo 18 - ha spiegato - cambia i rapporti di potere nei luoghi di lavoro. Si riduce in debolezza il lavoratore".
I due principali partiti, PD e PDL, che appoggiano esegutivo Monti, si trovano divisi.
Pier Luigi Bersani ha espresso molti dubbie e riserve "Io non accetto che Monti dica prendere o lasciare, è chiaro che noi votiamo quando siamo onvinti, il testo va cambiato", Il Leader del PD nei giorni scorsi si è impegnato a livello personale nella ricerca di un accordo su questa norma, è coscente che potrebbe portare ad una scissione nel partito, diviso tra chi come Enrico Letta non mette in discussione appoggio al governo e chi è pronto a votare no.
Angelino Alfano, ha dichiarato che non accetterà veti da parte della Cgil "Sulla riforma del lavoro e dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori il Pdl non accetterà di votare una "riformetta al ribasso"
La Confindustria dichiarano per bocca della leader Emma Marcegaglia, di aver "dato un'adesione complessiva all'archittetura della modifica, ed avverte: «Qualsiasi ipotesi di indebilimento della riforma dell'articolo 18 su cui il presidente Monti ha preso una posizione molto chiara dicendo che la discussione è chiusa, per noi sarebbe inaccettabile».
Pier Ferdinando Casini tenta di smorzare i toni della polemica e di trattare per raggiungere una linea di convergenza tra le varie entità che partecipano a tale discussione "Condividiamo la scelta riformista del governo ma siccome non siamo provocatori che cercano di complicare il già difficile cammino dell'esecutivo, diciamo che bisogna rispettare il Pd e il suo travaglio; La posizione della Cgil mette in difficoltà il Pd ma non bisogna giocare alla provocazione reciproca, è un segno di irresponsabilità. È un giochino di cattivo gusto mettere addirittura Bersani contro Napolitano. La maggioranza terrà ma occorre avere più serietà".
Mons. Giancarlo Bregantini, capo commissione Cei per il Lavoro si schiera contro la riforma dichiarando "Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, In politica l'aspetto tecnico sta diventando prevalente sull'aspetto etico». «La modalità con cui è ipotizzato il licenziamento economico potrebbe rivelarsi infausta;  E' facilissimo che si arrivi in tutto il Paese» a un clima di paura generalizzata".
Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha richiamato l'attenzione al complesso della riforma "l'articolo 18 è solo una parte della questione, non tutto e, per poter dare un giudizio, bisogna vedere il quadro di insieme"